Vogliate perdonare l’autrice se vuole raccontare le stagioni di una storia d’amore: sognata, apparsa all’orizzonte, strappata, infine scoperta non essere che esistita in una finzione, e forse per questo senza tempo e indistruttibile. Chi compone le poesie, cercando pace tra teorie della fisica meccanica, della linguistica, della fisiologia, della psicologia, lascia lo straziante interrogativo sul mistero di cosa sia successo, tanto nelle mani di sé stessa quanto di chi legge. La vittoria è solo una, quella di trovare qualcuno che ascolti. Dedicato a chi è stato ferito, a chi non riesce a guarire e a chi guarirà: perché se attraverso le parole chi scrive ha colto qualcosa, anche chi scorre tra queste righe potrà. Crudo, coraggioso, terapeutico.