I “Taccuini del ginepro” rappresentano l’idea di unire la tradizione del racconto fantasy alla tradizione erboristica.
Si tratta di una collana di racconti brevi in cui la trama, densa di tensione e colpi di scena, si dipana e risolve grazie alle conoscenze erboristiche del protagonista e alle stesse proprietà delle piante.
L’acume del vecchio erboristaSyruse l’irruenza diNovir, suo giovane apprendista, sono chiamati a districare contorte trame di indagine, su delitti, alchimie, veleni e simboli.
La riscoperta della natura, tema cardine del fantasy, diventa così riscoperta della sua antica sapienza, dei suoi valori, delle sue proprietà curative ma anche, a chi non sa usarle rispetto, letali.
Ne “La carrozza diVelestia”, primo episodio di questa serie, nasce il tormentato sodalizio traSyruseNovir. Entrambi con un burrascoso passato saranno costretti, dal destino, a cooperare in un intricato delitto dove erbe velenose e oscuri sortilegi metteranno a dura prova le loro capacità.
Tentare di imporre un'etichetta di genere a questo testo, terso e agilissimo, è operazione disagevole e insieme parassitaria.Già nel trittico de I veggenti di Arkhesya appariva evidente come il daimon di Battaglia si dibattesse tra le strettoie del rigido canone del fantasy. La sua narrazione infatti si pone un obiettivo se possibile ancora più ambizioso di quello di creare mondi completamente diversi dal nostro, con diversi codici, intere lingue e interi sistemi simbolici.L'opera di Battaglia non è la guida Michelin ai ristoranti di Arkhesya e Battaglia non ci guida con l'ombrellino telescopico sopra la testa. Battaglia costringe il suo lettore a seguirlo dove nessuno andrebbe a cercare, ad una distanza da noi misurabile in ere geologiche, e lì aprire alla rivelazione, e alla verità. Meglio, alla ricerca della verità.Ecco, la scrittura di Battaglia è il tentativo di rischiarare – da quelle distanze – il qui e ora che spesso, con tutti i nostri sofisticatissimi mezzi ci risulta incomprensibile. Ma se da un lato illumina, il fantasy di Battaglia dà forma anche ad una oscurità più profonda. Così il lettore fantasy troverà l'ambientazione del suo genere preferito e il giallista riconoscerà gli echi dei suoi maestri e chi ama il romanzo psicologico sentirà il vecchio Syrus interpretare l'animo umano con una acutezza possibile solo da un'opaca esperienza della sofferenza. Qualcuno penserà invece ad un romanzo di formazione dove il giovane Novir insegue le sue origini per diventare adulto. Altri seguiranno l'angoscia asfittica dell'economia dei Purtrok o la dissoluzione del rapporto coniugale tra Annàlya e Corbel.L'esercizio di Battaglia – diverso nella materia e uguale nell'esito – è l'esercizio dell'erborista. Se questi compone misture d'erbe e bacche, l'alchimia di Battaglia fa reagire diversi materiali letterari, e si diverte – quanto si diverte! – ad esporli sul registro apparentemente più umile, quello del diario. Dietro questo aggrovigliarsi d'erbe e parole che Battaglia ostenta in primo piano, offrendoli al cono di luce dell'inesperto e insolentissimo Novir, sta ben altra pulsione.Per cogliere le bacche di ginepro però occorre sopportare la puntura delle sue spine. Per questo si troverà in questo taccuino sia il sapore che la fitta sottile che lascia, a indagarla, la verità. Un solo avvertimento dunque: si badi che la bellezza dei fiori della “carrozza di Velestia” nasconde un veleno mortale.Simone Cavallin